IL LIBRO TIBETANO DEI MORTI

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Minerva61
view post Posted on 28/12/2009, 00:24




IL LIBRO TIBETANO DEI MORTI





LA LIBERAZIONE ATTRAVERSO L’UDIRE:

Capitolo tratto da “Books of the Dead – Manuals for Living and Dying”, by Stanislav Grof,
Edited by THAMES AND HUDSON, 1994).

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Particolare di un disegno realizzato a partire da una seduta di respirazione olotropica ( morte in Egitto- katia soliani 99 )


Il Libro Tibetano dei morti [d’ora in poi:LTM], o Bardo Thödol [d’ora in poi:BT], è un testo funebre molto più recente del suo corrispondente egizio e possiede incomparabilmente maggior consistenza interna e coerenza.
A differenza del Pert em hru ( libro dei morti egizio) è un testo ben definito e omogeneo, del quale conosciamo l’autore e la data approssimata della sua redazione.
Nonostante abbia la sua base in un materiale orale molto più antico, fu scritto per la prima volta nell’ottavo secolo a.C. ed è attribuito al Grande Guru Padmasambhava.
Questo leggendario maestro spirituale ha introdotto il Buddismo nel Tibet ed ha stabilito i fondamenti del Vajarayana, un insieme di insegnamenti buddisti e di elementi di una tradizione indigena ancestrale chiamata Bon, che fu la religione principale del Tibet prima dell’arrivo di Padmasambhava.

Si sa poco con certezza circa la religione pre-buddista del Tibet; tuttavia, una delle sue preoccupazioni dominanti sembra essere la continuità della vita dopo la morte. Essa possedeva elaborati rituali che avevano come finalità assicurare che l’anima della persona morta fosse condotta in sicurezza nell’aldilà. Animali sacrificati, cibi, bevande e vari oggetti preziosi accompagnavano il morto durante il percorso postumo. I riti funebri erano particolarmente elaborati quando moriva un re o un nobile. In queste occasioni, il sacrificio prevedeva l’immolazione di compagnie umane selezionate, le cerimonie coinvolgevano un grande numero di sacerdoti e ufficiali di corte e duravano parecchi anni.

Oltre ad assicurare la felicità del morto nell’oltretomba, si auspicava che questi riti influissero beneficamente sul benessere e la fertilità dei vivi. Aspetti caratteristici dell’ antica religione tibetana originale erano il culto agli dei locali, specialmente le divinità guerriere e della montagna e l’uso di stati di trance per attività oracolari. Il Bon originale possedeva componenti animici e sciamanici significativi.

Dopo l’arrivo del Buddismo nel Tibet, entrambi i sistemi religiosi coesisterono e, malgrado la loro diversa natura, si fertilizzarono ampiamente a vicenda.
Nelle loro forme estreme, è relativamente facile distinguere il Buddismo genuino dalla religione Bon; tuttavia, nella pratica, esse sono così intimamente amalgamate che, nella mente della maggioranza delle persone, sono state fuse in un unico sistema di verità di fede.

Gli elementi non buddisti sono particolarmente evidenti nel rito del sacrificio rituale di persone ai demoni locali, praticato da certi yogi ascetici . Il BT è una guida alla morte e al morire, un manuale che aiuta chi è partito a riconoscere, con l’aiuto di un lama competente, i vari stadi dello stato intermediario tra la morte e la successiva rinascita e ad ottenere la liberazione.
Gli stati di coscienza associati al processo della morte e della rinascita appartengono ad una famiglia più ampia di stati intermedi o bardi:

1.Lo stato bardo naturale dell’esistenza intrauterina
2.Il bardo dello stato di sogno 3.Il bardo dell’equilibrio estatico durante la meditazione profonda 4.Il bardo del momento della morte (Chikhai Bardo) 5.Il bardo delle illusioni karmiche che si susseguono alla morte (Chonyid Bardo) 6.Il bardo del processo inverso, o dell’esistenza samsarica, quando ci si appresta a cercare la rinascita (Sidpa Bardo).
Il LTM fu scritto come una guida per il morire; tuttavia possiede livelli di significato addizionali. Secondo gli insegnamenti buddisti, morte e rinascita non avvengono soltanto in connessione con il decesso biologico e il successivo inizio di un’altra vita, bensì in ogni momento della nostra esistenza.

Gli stati descritti nel BT possono essere sperimentati anche in stati meditativi durante una pratica spirituale sistematica. Questo importante testo è, perciò, al tempo stesso, una guida per la morte, una guida per la vita e una guida per i ricercatori spirituali seri. Esso è costituito da una serie di istruzioni su sei tipi di liberazione: liberazione attraverso l’udire, l’indossare, il vedere, il ricordare, il gustare e il toccare.
Le istruzioni circa i diversi tipi di liberazione furono formulate da Padmasambhava e scritte da sua mogliePadmasanbhava sotterrò questi testi sulle colline Gampo del Tibet centrale, così come fu fatto con molti altri testi e oggetti sacri, chiamati termas o “tesori nascosti”. Egli concesse il potere di scoprirli a venticinque dei suoi discepoli principali.

I testi del BT furono scoperti più tardi da Karma Lingpa, che appartenne alla tradizione Nyingma e che si incarnò successivamente in uno di questi discepoli. Questi testi sono utilizzati, da secoli, da chi studia con serietà i suoi insegnamenti, come guide importanti per la liberazione e l’illuminazione.
Il BT descrive le esperienze a cui si va incontro al momento della morte (Chikhai Bardo), durante il periodo in cui si hanno le visioni archetipiche e le illusioni karmiche che si susseguono alla morte (Chonyid Bardo) e nel processo in cui si cerca la rinascita (Sidpa Bardo).

Tradizionalmente, questo testo viene cantato dai maestri, o lama, per un periodo di quarantanove giorni dopo la morte, al fine di istruire lo spirito del defunto circa ciò che si deve aspettare nello stato Bardo e come utilizzare le esperienze in vista della liberazione.

....segue


fonte: olotropica.it
 
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