Ponte sullo stretto: un bluff sin dall’inizio
L’inizio dei lavori del ponte di Messina sono stati un bluff. A dirlo è l’associazione “No Ponte” che, nel corso di una conferenza, riferiscono quanto accaduto il 23 dicembre, data di apertura del cantiere di Cannitello. “Il 23 dicembre – asseriscono i dissidenti - hanno affittato una ruspa ed un terreno e hanno acceso due telecamere dicendo che si aprivano i cantieri. La sfarzosa cerimonia annunciata è stata frenata perché ormai sappiamo tutti che si tratta di un’operazione abusiva”.
Secondo le informazioni delle associazioni contrarie alla costruzione dell’opera, la Regione Calabria ha già annunciato che non darà parere favorevole alla variante di Cannitello. E questo sarà un esito vincolante, che potrebbe cambiare solo con possibili mutamenti politici della giunta calabrese. “Data la mancanza di un progetto esecutivo – riferiscono - se si spostasse non di 500metri, ma anche solo di 10 metri la posizione del pilastro, la Variante di Cannitello diverrebbe un binario morto”.
Una bufala, quindi, che secondo l’associazione dimostrerebbe quanto il Governo centrale e la società Stretto di Messina considerino i calabresi e i siciliani. Intanto gli attivisti di ‘No Ponte’ sono pronti a sostenere legalmente la famiglia di Franco Nisticò, morto a causa di un malore il 19 dicembre scorso durante la manifestazione a Villa San Giovanni. Al centro dell’attenzione ci sarebbero i ritardi dei soccorsi, giunti a destinazione dopo quasi un’ora.
L’inizio dei lavori del ponte non cominciano, insomma, nel migliore dei modi. Il loro avvio è stato annunciato con toni entusiastici. La variante di Cannitello è un’opera sussidaria, dal costo ragguardevole di 26 milioni di euro. Ma da quanto va avanti questa vicenda? Con la legge 1158 del 1971, il Governo Colombo autorizzò la creazione di una società di diritto privato per la progettazione, realizzazione e gestione del Ponte sullo Stretto, per collegare stabilmente la Sicilia con la Penisola. Ma la Società dello Stretto di Messina Spa ha visto la luce solo nel 1981. In quarant’anni, le diatribe non sono affatto scemate e le basi per costruire un nuovo romanzo grottesco all’italiana ci sono tutte.
di Martino Ciano -
